LA BELLEZZA DI MONKEY ISLAND DIPENDE DA LECHUCK
Io amo spasmodicamente il personaggio di LeChuck. Lo amo sin da quando ero un pupo di circa sei anni. E lo amo nonostante non ispirasse simpatia, bensì mi facesse balzare dalla sedia mentre inseguiva me e mio fratello (lui all’Amiga, io da spettatore) fra i cunicoli di Dinky Island. Lo ritengo, ma qui parla il cuore, uno dei villain più interessanti della storia videoludica. E meno male che amo questo personaggio, altrimenti non si spiegherebbe come mai ho dedicato e sto dedicando ore di lavoro per un progetto fan-base dedicato interamente a lui e alla sua vita prima di Monkey 1. Mi riferisco al mio audiolibro LeChuck – The Rise of the Evil Pirate. Ma bando alle marchette.
Io ho una tale ammirazione per LeChuck da aver sviluppato questa teoria molto LeChuck-centrica: secondo me un capitolo di Monkey Island ha maggiore o minore qualità a seconda di come viene scritto LeChuck. Tanto più LeChuck viene scritto e delineato bene dagli autori, tanto più sarà bello il capitolo in cui lui è inserito. Non per nulla MI2 – dopo il quale abbiamo, stampata nella memoria, la figura dello zombie horror – ci ha folgorato. Non per nulla Curse – dove per la prima volta assistiamo a una versione che è sia diabolica che estremamente divertente – è diventato un cult. E non per nulla Escape è ritenuto il capitolo più debole, e lì LeChuck è ridotto a un ruolo secondario, quasi di macchietta e scherano.
In Monkey 6 vi è un LeChuck molto interessante perché è un mix dei capitoli precedenti. Gli autori ci hanno narrato la crociata di un mostro inumano e spaventoso (come in Revenge) ma allo stesso tempo la spassosa vita quotidiana di un capitano che organizza la sua nave come fosse un’azienda. Un capitano con una grande attenzione per la work culture piratesca e i temi HR. Insomma è un sapiente cocktail (a base grog) fra il mostro di MI2, il capitano efficiente ma dispotico e roboante di MI3, il villain manipolatore di MI5 e così via. Ho molto apprezzato questa incarnazione così rispettosa di tutte le altre.
Ora ci tengo a mettere il focus su un tema collegato al nostro cattivo marcescente preferito. Molte opinioni on-line lamentavano il fatto che MI6 abbia una grande lacuna: manca uno scontro finale definitivo fra Guybrush e LeChuck. Io, personalmente, non concordo con questa idea e vi spiegherò perché.
Io non ritengo che questa sia la lacuna più grande del gioco, o la peggiore delle sottotrame non chiuse. In fondo, Return è un episodio nel quale siamo legati a LeChuck maggiormente che in molti altri capitoli. E non solo per il fatto che, cosa assolutamente innovativa, ci troviamo a far parte della sua ciurma.
Guybrush e LeChuck sono presentati come due facce della stessa medaglia. Antagonisti ma praticamente fatti con lo stampino, entrambi invasati allo stesso modo, animati dalla loro ossessione verso il segreto più importante di tutti i Caraibi. L’uno e l’altro sono la vecchia scuola in un mondo che sta andando avanti. Un mondo che li sta lasciando indietro. Un mondo che ha scordato o cancellato molti dei riti, delle tradizioni, delle credenze e dei valori della vecchia pirateria. In tutte queste cose, i due sono praticamente “fratelli” (eheh).
Ma non solo. Nel gioco, fra loro, si realizza quasi un’alleanza. Indiretta, purtroppo. Anche se avrei sperato, nel mio cuore di fan, che tale alleanza diventasse realtà vera e propria. Quando LeChuck trova Guybrush mezzo morto sull’Isola delle Scimmie, speravo che decidesse di proporgli un sodalizio per trovare insieme il Segreto prima di tutti gli altri. Questo, invece, non accade.
Uno scontro finale non avrebbe aggiunto nulla a questa relazione. LeChuck e Guybrush si sono scontrati e combattuti già diverse volte negli altri giochi. E per tutto il sesto capitolo non vi è una tensione tale che ci faccia presagire che sia proprio il capitano non-morto colui che va annientato. Il finale è, semmai, una corsa contro il tempo in cui il nostro focus è mettere le mani sul Segreto prima degli altri, non sconfiggere qualcuno. Guybrush e LeChuck sono invecchiati e il loro rapporto è maturato. Sembra che ognuno dei due abbia accettato l’esistenza dell’altro. Sembra vi sia una consapevolezza e un distorto senso di rispetto mutuale. Sanno entrambi che nei Caraibi dovranno convivere con la loro nemesi e che ogni occasione sarà buona per pestarsi i piedi a vicenda (o rubarsi le idee). Arrivare a un duello finale non avrebbe arricchito questa cosa.
Ma se LeChuck è, per me, l’ingrediente (voodoo) chiave per fare un buon Monkey Island, cosa possiamo dire del Segreto stesso? Nulla per ora, visto che ne parlerò nel prossimo articolo.
Ascolta qui l’audiolibro LeChuck - The Rise of the Evil Pirate